Reverie


Cominciamo subito con una domanda: dall'11 settembre della tragedia americana ad oggi, cosa è cambiato? Moltissimo: un nuovo presidente moderato in Afghanistan, Karzai, la fine del regime dispotico e tirannico di Saddam Hussein in Iraq e un piccolo passo avanti nell'annosa e difficile situazione in Terra Santa...
Tuttavia, ieri ho visto, un po' in ritardo, un pezzo del film Fahrenheit 9/11 di Moore : se le cose che dice sono vere, Bush ne esce a pezzi. Ma proprio il fatto che il Presidente americano (che in fondo è un gran simpatico...) venga così messo alla berlina e quasi ridicolizzato, mi insospettisce sulla buona fede e sulla obiettività di Moore. Parrebbe quasi che Moore fosse una specie di portavoce di una generale campagna anti-Bush e, forse, anticristiana. Sono comunque davvero inquietanti le domande suscitate dalla requisitoria anti-Bush di Moore.
Ed ecco, senza tanti giri di parole, la mia domanda: la guerra che da qualche anno si combatte è quella tra gli Stati Uniti che attaccano in maniera mirata alcuni paesi per una strategia imperialistica e di dominio sul mondo e per interessi più materialmente economici, oppure è una più eroica lotta tra l'Occidente cristiano ferito e il terrorismo fondamentalista islamico? Uno scontro tra Civiltà come dice Samuel Huntington?
Qual'è la vera posta in gioco?
Non sono un analista politico, sono un poeta e posso rispondere solo con i versi: scrissi una poesia mesi dopo quel tragico 11 settembre americano, con il titolo Sangue su sangue...Forse è l'unica poesia totalmente "civile" che abbia mai scritto... Non so però bene cosa voglia dire civile... Prendiamola nell'accezione solita con tutti i rischi dell'oratoria... Ho notato una cosa molto strana: mi pare che la poesia renda meglio tradotta in inglese... Provare per credere...
Si evince la mia posizione intorno ai trascorsi e ultimi venti di guerra...
L'argomento ci fa riandare al ricordo di Karol Wojtyla che si adoperò con tutto il suo carisma per professare la pace.
Wojtyla è stato il compagno silenzioso e discreto di tutte le mie giornate, dal '78 in poi. Non potevo che essere legatissimo a un Papa poeta e filosofo, a un polacco così vicino alle esperienze di Solidarnosc, che aveva detto cose bellissime sull'amore di coppia (vedi Amore e responsabilità, il suo trattato di teologia morale); a dieci anni non lo capivo, l'ho capito quando è recentemente scomparso. Ho compreso che, nel mio ritorno al Cattolicesimo dopo un periodo di sbandamento, Wojtyla era un lume sempre acceso. L'ho scoperto la sera in cui, cenando in un ristorante romano non lontanissimo dal Vaticano, alla notizia della sua morte comunicatami brutalmente da una cameriera al nostro tavolo, sono scoppiato a piangere silenziosamente ma visibilmente (io che piango di rado...). Il pianto pareva non dovesse finire mai, non riuscivo a frenarlo; c'erano degli ospiti con me, due angolane e un americano di Filadelfia che rimase molto colpito da quella mia reazione inaspettata. E così ho salutato Karol - Lolek e dopo di lui ho visto filar via altre figure importanti per la mia vita. Le morti o le ragazze che se ne vanno, sono accomunate dallo stesso senso di perdita e dalla necessaria elaborazione del lutto.

Ragazze che se ne vanno e ragazze che ritornano: come un lampo nella mia memoria, ricordo una ragazza di bellezza straordinaria che conobbi sul treno da Rimini verso non so più dove. Lei faceva la cubista, aveva ballato al sabato al Ku di Rimini e stava ritornando nella sua Trieste. Più che a Saba, l'immagine di Trieste, dove non sono mai stato, per me è sempre stata legata al viso splendido di quella ragazza, con la quale ebbi solo una semplice conversazione in treno e una breve corrispondenza d'amorosi sensi...Donne dove senti scattare subito qualcosa di indefinito e magico, come l'ispirazione per una poesia; e avverti anche quando la fascinazione è reciproca, come in quel caso. Così, da allora, Trieste e quella ragazza sono rimaste come in una sospensione tenera e gentile dello spirito: sarà anche che sono attratto dalle ragazze dell'Est e da certi climi e topoi. Trieste e la poesia: tutto questo ricordo per dire che sono molto incuriosito da una bora poetica triestina che mi pare vitale: per ora conosco i nomi di Sinicco e Nacci...Si muovono sprigionando un'energia nuova, in un carnevale originale di colori e coriandoli: qualcosa di diverso dal fondale grigioindustriale della Lega poetica lombarda...Vediamoci...

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