A Venezia... un dicembre rosso shocking




Non sono un particolare appassionato dei films che a Roma vengono detti “de paura”, siano horror o thrilling…
Mi piacciono: qualche thriller ben fatto o le cose migliori di quel genio misconosciuto e italianissimo di Mario Bava.
Amo di più il noir che è altra cosa…
Però questo film del 1973 – (Don’t look now), che nella versione italiana diventa A Venezia... un dicembre rosso shocking di Nicolas Roeg, più lo vedo e più mi affascina…
Ha una sua cifra stilistica che colpisce e rimane dentro…
Non racconterò la trama.
Ebbe un discreto successo, ai tempi... In una speciale classifica sui films più paurosi di sempre, redatta da un giornale inglese, si piazza al 18 posto.
Protagonisti sono John e Laura Baxter (Donald Sutherland e Julie Christie), una coppia inglese che si trasferisce a Venezia.
Caratteristica di questo film, così come Rosemary's baby di Polanski, è che non si combatte contro mostri in carne ed ossa ma si affrontano quelli della mente o dell’anima. Qualcosa che assomiglia di più alla tradizione cinematografica orientale.
Roeg ebbe l’intuizione di usare Venezia in inverno, per esprimere meglio i sinistri presagi tra calli e sottoporteghi.
Un thriller para-psicologico più che psicanalitico: gotico, cupo, ombroso, inquietante. Dove però si snodano altre sottotrame come il legame tra i vivi e i morti, l’elaborazione del lutto nel rapporto di coppia; e poi Eros e Thanatos: prendiamo il contrasto tra la bellissima scena d’amore (una delle più belle della storia del cinema, il cui fascino è dato da un particolare montaggio e dalla splendida colonna sonora - l’esordio di Pino Donaggio che fu lanciato proprio dopo questo film e approdò a De Palma - oltre che dalla bellezza assoluta di Julie Christie e dalla simpatica faccia anglo-allampanata di Sutherland) e quella dove sfila la processione nera e funerea sul canale, di grande impatto emotivo e suggestivo.
Il fascino di questo film è dato da una magica combinazione di elementi, dalla regia all’interpretazione, che liberano echi profondi, presagi sinistri, inquietudini, tensione…
La prima parte del film è la più bella: nella seconda si sarebbe potuto lavorare meglio in fase di sceneggiatura e approfondire la psicologia dei protagonisti.
Chiaro che le due linee di cinema, quello di trama e di azioni, americano, e quello di personaggi e psicologie, più europeo-latino, avrebbero potuto trovare un equilibrio più puntuale.
Il film è tratto da un racconto di Daphne du Maurier e probabilmente è ancora fresco del ricordo di Morte a Venezia di Visconti-Mann del ’71.
Guardando il film di Roeg per la terza o quarta volta, ho subito intuito che se ne sarebbe potuto fare un remake; avrei cercato di lavorare sulle idee buone per aumentare in profondità e in forza visionaria…
Dopo solo due ore apprendo che, negli Stati Uniti, si sta già lavorando ad un remake del film (cazzo, ho proprio delle belle intuizioni…)
Mark Gordon, produttore di The Day After Tomorrow e La Leggenda degli uomini straordinari, sta pianificando il remake per la Paramount Pictures. Lui è un fan del film ma dice che la versione originale è datata e non funzionerebbe quindi si muove in direzione altra, (probabilmente ne faranno una puttanata commerciale ma spero di sbagliarmi…).
Anch’io penso che non funzionerebbe ma per un difetto ricettivo dei nostri contemporanei non perché sia datato l’originale; il quale è bello proprio per quell’atmosfera suggestiva e particolare che non penso si possa ricreare a tavolino, né con i soldi della Paramount né con gli effetti speciali.
Oggi non funzionerebbe soprattutto la lentezza di certe sequenze dove la camera svia tra le calli per catturarne gli oscuri silenzi e presagi di morte e l’atmosfera cupa e crepuscolare. La gente è fossilizzata al ritmo tv e ama il solare (come affermano certe infime intelligenze femminili, presentandosi in tv con - “sono molto solare ecc. ecc.”)…Solare de che? Nel senso romano di sola, forse…Ma vai in cucina, donna!!!
Mentre invece è proprio quella cupa lentezza a contrappuntare l’anima suggestiva del film…
Come dice la misteriosa veggente cieca: “Venezia mi pare come le briciole, i resti di un banchetto i cui invitati siano tutti morti”…
by Andrea Margiotta

Commenti

  1. capolavoro
    spaventoso e incantevole.
    per il remake non riesco che immaginare un disastro.
    Spero tuttavia che lo facciano per riportare in luce l'originale e rendergli gli onori che merita

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