Il fisico della poesia e la fisica del senso







Mi dispiaceva proprio abbandonare l’immagine dell’amata Julie Christie per dire solo due parole sul nuovo libro di Cortellessa: così, con un’ardita ma non troppo metafora, ecco la soluzione: Julie impersona per un momento il Fisico, il corpo, gli occhi della poesia…
E poi c’è il nuovo libro di Andrea, “La fisica del senso” che, ovviamente, già si annuncia in contrapposizione a una qualsivoglia Meta-fisica del senso; per restare, come sempre in codesto critico (ne abbiamo già parlato in due o tre post ora conservati in archivio in occasione della sua antologia Parola Plurale) in ambito strettamente materialistico…
Io Cortellessa lo incrociai qui a Roma, durante uno spettacolo teatrale al Testaccio, dove ero stato invitato da un’ attrice mia amica: lui era in compagnia di Cordelli io della mia bella ex fidanzata, la principessa nera…Fui colpito dalla gentilezza che egli usava e spendeva verso una ragazza che probabilmente lo aveva fermato per chiedergli qualcosa: mi pareva un segno di grande civiltà ed educazione…Questa è l’unica immagine che ho del nostro critico, ma spero che la vita e il destino mi portino ad altri incontri con lui, visto anche che abita, mi pare, nel mio stesso quartiere…(ormai non sono più un “pariolino” ma va bene così…)…Per esempio, potremmo incontrarci da qualche parte o a casa sua e potrei perfino sottoporgli il dattiloscritto del mio secondo libro che per ora ha 3 o 4 lettori illustri che ho scelto per stima…A casa sua andrebbe bene…Sicuramente Andrea Cortellessa (che ha il mio stesso primo nome, che è nato nel mio stesso anno e che abita a Roma, vicino casa mia) potrebbe fornirmi preziosi consigli e suggerimenti su questa seconda ipotesi-libro poetico che è parecchio distante dal primo…Vedremo…

Avrei voluto scrivere una recensione puntuale e lunga su questo suo nuovo lavoro ma, purtroppo, la mia “cattiva” abitudine di eventualmente recensire solo dopo aver letto tutte, una per una, le più di settecento pagine, e presa una moltitudine di appunti e meditato, mi impedisce la cosa per questioni varie (di tempo e altro…)…A mia discolpa, c’è da dire che non è il mio mestiere, benché possa farlo benissimo e meglio di tanti che lo esercitano anche pagati…Anni fa scelsi di non fare il critico letterario e di non seguire eventuali strade accademiche per le quali pure pareva avessi una certa attitudine visti i brillanti risultati negli esami e gli incoraggiamenti dei professori: ma voi, come avreste visto uno che è nipote di Baudelaire, di Rimbaud, di Nerval e di Campana, che è nato nella stessa città di Carmelo Bene...e faceva le vacanze a Otranto dove il geniaccio del nostro teatro aveva casa, occuparsi di seminarietti e di esamini, di convegnucci e di leccamenti e alambiccamenti vari? E poi sgranocchiare la gruviera del topo da biblioteca seduto a una sedia mentre la vita, nel suo bruciante desiderio, attraverso le sue mille sirene, lo chiamava?
E pensate davvero che l’Università italiana sia oggi un ambiente davvero stimolante? Ritenete che oggi la cultura sia da quelle parti? Forse qualche professore si salva ma, come diceva Giovanni Testori, il grande problema della cultura è che il Discorso ha sostituito l’Esperienza delle cose…Ormai è tutto un parlare, sparlare, parlarsi, discorsi sul discorso del metadiscorso: bisognerebbe interrogarsi sul significato autentico di Maestro, su quello di Autorità che il ’68 ha depauperato e spolpato proponendo il nulla e il vuoto…Io trovo stimoli solo dove c’è vita e azione e slancio e passione ed esempi grandi: i musei mi piacciono quando ospitino mostre di opere vive: non mi piace la museificazione della cultura, la cristallizazione del sapere…Il mio destino è quello di uno che deve suonare un violino che brucia ballando una danza spagnola (per usare un’immagine di una bella poesia di Ripellino che Cortellessa, giustamente, commenta nel suo libro)…
Ed ecco approssimarci al libro in questione di Andrea Cortellessa: un lavoro davvero ben fatto, molto serio, appassionato, puntualissimo perfino nel riportare i nomi di alcuni estensori di risvolti di copertina in varie pubblicazioni menzionate (ero sempre stato curioso di questo…)…Un libro che può essere tranquillamente letto anche saltabeccando tra i luoghi che interessino di più: con un discorso generale nella prima parte, che affronta i soliti topoi cortellessiani, di chi ami molto Deleuze, la scrittura di ricerca sperimentale e si trascini tutto il tradizionale armamentario ideologico del materialismo nelle arti (rimando ancora ai miei interventi sull’antologia Parola Plurale, negli archivi); e una serie di interventi critici ad personam, su vari nomi della poesia italiana…Poi uno schedario e alcuni interventi molto interessanti extra-vaganti su Dino Campana…Nessun dubbio che il presente costituisca un lavoro ampio e meritorio, in contrapposizione a certe operazioni commerciali alle quali l’editoria ci ha abituati…
In una recensione su Il Giornale, Mario Santagostini rimproverava a Cortellessa una certa mancanza di cattiveria, se si esclude il solito dente avvelenato nei confronti di Re Giuseppe Conte I, "il sèdulo"… Sono d’accordo con Santagostini e qui veniamo alla mia pars destruens… Io posso accettare un lavoro come questo (che preferisco di gran lunga all’antologia, il cui progetto aveva coinvolto altri assieme al Nostro) solo se si assuma il coraggio delle proprie tesi (che, nell’impianto generale, non condivido) senza alcune omissioni silenziose e un po’ ipocrite… Inutile stilare un elenco dei nomi importanti esclusi: sarebbe di certo risultata, riprendendo Santagostini, più efficace qualche stilettata verso i non amati, motivandone magari la mancata corrispondenza d’amorosi sensi…Personalmente, non mi arrabbio mai per la mia esclusione: bisognerebbe essere dei genii per dar credito, al primo colpo, all’esordio, alle qualità di un autore: c’è tutta una trafila da fare, dazii da pagare, prove seconde, terze o quarte da sostenere…Non mi fa paura…La poesia è un mio ozioso, nel senso latino, e superfluo lusso… Anzi, per ora son troppo impegnato e preoccupato nel guadagnarmi la pagnotta con la tv e con il cinema… Come diceva Céline, anch’io non sfuggo alla norma d’essere un apparato riproduttivo e una macchina digerente…Però c’è una strana maledetta aristocratica nobiltà in me…Tuttavia, in poesia, sono troppo convinto delle mie potenzialità, sono granitico, snob e questo mi fa guardare con ironia tutto: anche qualche idiota che spara giudizi senza capo né coda, anche le ingiustizie…Va tutto bene… Chi soffre per amore e per la situazione un po’ ridicola del nostro cinema e della nostra tv, (benché, nel primo caso, del corazon, si intravedono passeggere schiarite…) di certo non si cura dei movimentini, dei mille nani, o gnomi o elfi che si agitano nel sottobosco poetico… Tuttavia, Cortellessa è un critico di tutto rispetto e merita la mia considerazione e la mia stima benché da specola ideale quasi opposta: per questo, mi permetto solo una notazione che gli avrebbe potuto muovere anche un artigiano o un contadino svegli e di buon senso: parlando di uno dei Meridiani dedicati a Pasolini, l’Andreone tesse le lodi del poeta Fernando Bandini e del suo magnifico saggio introduttivo al volume, appellandolo quale “maggior critico stilistico su piazza”: la qual cosa mi vede del tutto convinto; per cui, stando così i fatti, ne consegue che la prefazione che Fernando Bandini (sì proprio lui…) gentilmente mi scrisse per il mio libro d’esordio Diario tra due estati, che è una presentazione critica e non le solite frasi di circostanza che si scrivono, acquista un valore doppio o triplo, maggiorata dal valore critico-stilistico del prefatore, no? Per cui, Andreone, volgi il tuo sguardo anche al mio libercolo, quando ti capiti sott’occhi (forse lo hai pure in casa): e se l’ideologia non dovesse far veder nitido ma sfocato l’oculo tuo, mettiti gli occhiali e che sian lenti pulite…Apri le finestre che il costume accademico ti costringe a chiudere: fai entrare la vita, fai entrare anche un poeta ventoso come me, il quale non sia il tassello di un puzzle che vi rimbalzate da Università a Università, ma provenga dagli abissi del mare…E allora vedrai che, di giochini fonici, di rime ricercate, di accenti ribattuti di 6 e 7, di consonanze e dissonanze e assonanze, di metafore ardite, il mio libro è pieno…In una sovraeccitazione della parola a fini allusivi e suggestivi...Fonosimbolismo, forza musicale (che mi ha riconosciuto proprio il Conte che tu detesti...Mentre Citati, che forse ami, ci ha visto nitore e purezza...Se vuoi posso mandarti il bigliettino autografo...)...E non ti sarà difficile adoperare su qualche mio testo, la medesima analisi critica che hai usato per la bella poesia di Ripellino, al quale mi lega un comune barocchismo (e forse manierismo, in senso buono) meridionale…

Però certe uscite del tipo, cito a mente, - Flavio Santi che, purtroppo, collabora con il Domenicale, - (dove collaborano anche un ottimo poeta come Brullo e un polemista scatenato come Parente e non si sa cosa ci sia di male...); oppure nella scheda su Testori la faziosa smemoratezza per un libro pubblicato dalla Rizzoli, Bur Collana I libri dello spirito cristiano, intitol. La Maestà della vita, che raccoglie gli interventi polemici e politicamente controcorrentissimi dell’autore lombardo specie sul Corriere d. sera (cioè sarebbe come stilare una scheda su Pasolini e non citare gli Scritti corsari ed Empirismo eretico…) sa molto di ideologico e ipocrituccio… Sovietichino…
La solita tendenza degli intellettuali di sinistra: salvare un autore (perché Cortellessa, con mia grande e felicissima sorpresa e forse nella scia di certi suggerimenti raboniani, riconosce il ruolo di grande scrittore e drammaturgo che l’autore lombardo ha avuto, ma cerca assolutamente di non entrare nell’ultimo periodo della stagione testoriana, quella della conversione dopo l’incontro con i ragazzi di Cl e con il loro maestro Don Giussani… No, di quello proprio non ne vuole parlare…)... Così come, nell’immediato dopoguerra, si doveva salvare Pound solo per le sue qualità nella scrittura, lo si doveva pubblicare con strane fascette che dichiaravano la presa di distanza dalle sue idee politiche, il tutto con la solita ipocrisia dei Chierici Rossi… Stesso discorso ovviamente per Céline, Jünger e molti altri… Si prende lo scrittore, certe volte proprio non si può negarne il valore (soprattutto se non sia un esordiente o uno sconosciuto) e poi si cerca di entrare dentro smembrandolo, assumendo le parti che piacciono, ma non per una sacrosanta idea di valore artistico letterario, il che sarebbe anche giusto, ma in senso ideologico: questo poteva dirlo, questo non poteva dirlo…Ecco…
Tuttavia, nel caso di Testori, visto che Cortellessa parla dell’ecdotica dell’ultima volontà dell’artista, come criterio nelle opere di curatela o di critica, avrebbe dovuto tener presente che, tutta l’opera testoriana va letta alla luce proprio di quella fede incontrata , ragionevolmente ed esperienzialmente, negli ultimi anni (perché sentimentalmente e per famiglia Testori cattolico lo era stato sempre, anche se a livello sottoepidermico)…
Ovviamente, ho preso l’esempio di Testori (autore che amo) per evidenziare una certa forma mentis e un certo modo di ragionare che io capisco benissimo (sono stato un militante della sinistra extra-parlamentare, i cristiani, per alcuni anni dell’adolescenza e prima giovinezza mi davano un fastidio epidermico forse perché ci vedevo molta ipocrisia, forse perché li associavo automaticamente alla Dc, o forse per lazzo diabolico, ammesso che un laico come Andrea possa passarmi un termine che probably per lui è solo una parola senza oggetto…)…Anche S.Paolo fu un persecutore di cristiani…Poi può capitare (e dico può…) un cambiamento, una conversione che il tempo approfondisca sempre più nelle certezze e nelle convinzioni…
Su Giuseppe Conte, altra bottarella ideologica: Cortellessa si chiede come fosse possibile che Calvino avesse preso un abbaglio nel gradire molto la nota Elegia scritta nei giardini di villa Hanbury che lui trova invece noiosissima; ma caro Andrea, se a Calvino piaceva, avrà avuto i suoi buoni motivi, non trovi? O pensi che fosse già in una fase di rincoglionimento senile che, peraltro, non ha mai avuto in sorte? Insomma, stiamo parlando di Calvino, no? Mica d’uno sprovveduto… O vuoi perfino sindacare nelle selve del cervello di Italo? Ed ecco che il Cortellessa arriva al paradosso, veramente sovietico, di negare Conte solo perché è Giuseppe Conte…Solo perché, a un certo punto della propria vita, il poeta ligure scopre la sua vocazione, la sua strada, il suo destino…Così Cortellessa fa finta di non capire la mossa d'importanza notevole per quegli anni, finissima, sottile, politicamente scorrettissima, inquieta, della rivolta contiana, che si definisce pienamente nei libri de L’Oceano e il Ragazzo e nelle Stagioni e via via fino ad oggi (e che ha trovato seguaci)…Il gesto di Conte è stato deciso per esigenza di respiro: voleva aprire le stanze chiuse degli anni settanta e respirare un po’ d’aria guardando fuori anche il profilo degli alberi che forse il "tuo" Deleuze non riusciva nemmeno più ad ammirare se decise il folle volo tragico da un balcone...Alberi che, ti assicuro, se abbracciati secondo un antico rituale, trasmettono energia vitale…Prova…Tutto questo in tempi in cui Pecoraro Scanio ancora era lontano dal profilarsi…E poi c’era stato Borges, a insegnare come la letteratura fantastica potesse essere una forma di realtà anche più profonda e non per questo meno vera (o fascista...)… Cortellessa ha dunque “un problema” ideologico con Conte: lo vede come un poeta di cartapesta, di stucchi e fondali, o come un travestito da Vate di provincia: e purtroppo non riesce proprio a saggiare la stoffa prelibata della poesia contiana ma, ancor più grave, a cogliere l’energia vitale, la luce, il respiro, il profumo di fiori dei suoi versi (fiori non parnassiani o decorativi ma spesso emblemi di un senso di rinascita o di perdita…)…Per fortuna, (per me che invece lo considero un autore importante) di recente Conte vince il Premio Viareggio con il suo nuovo libro… Ma forse Cortellessa, nella prossima e ventura sortita anticontiana, si chiederà perché i giurati del premio si fossero così sbagliati, come Calvino e come tanti altri…
E ritornando a Julie Christie (che ho eletto in questo post quale personificazione della poesia, autorizzato dal Ripellino che associava la Schygulla alla sua vita ) potrebbe anche capitare che Cortellessa non ne riconosca la straordinaria Bellezza…In tal caso, però, a casa sua non ci andrei…

Andrea Margiotta

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