Poesia del corpo? Poesia dell'anima? E la Bellezza?



L’articolo di Francesco Muzzioli su Absolutepoetry http://lellovoce.altervista.org/article.php3?id_article=572 che fa pendant con un altro di Erminia Passannanti – stavolta recensita – sempre nello stesso sito, qualche mese fa, mi pare affetto da una sorta di strabismo … In particolare, è la prima parte su cui mi interessa discutere e cioè quella dove Muzzioli lancia frecciatine avvelenate e non quella in cui parla del libro di Erminia…
Muzzioli e Passannanti sembrano un po’ inviperiti contro un certo tipo di poesia che loro, un po’ riduttivamente, definiscono dell’anima… Il professore universitario romano ci sente anche un certo odore di incenso (?) e forse preferirebbe l’olezzo degli escrementi corporali…
Tuttavia, non riesco a capire con chi, in realtà, loro ce l’abbiano: non fanno nomi, parlano genericamente di poesia dell’anima…
Muzzioli, come appiglio forte al suo discorso o auctoritas, cita Baudelaire, autore da me amato… Avrebbe potuto anche tirare fuori il Dante dell’Inferno, se il fiorentino non fosse uno che dà un po’ fastidio, tanto che lo si deve parodiare...
Con chi ce l’avete, Muzzioli e Passannanti? Diteci i nomi, tirateli fuori…
Quanto a Baudelaire, (ma si potrebbe anche menzionare Rimbaud), ce l’aveva non certo con la poesia dell’anima ma con quella delle anime belle (cioè quelle poesie innocue che titillano la borghesia)…
E anch’io non amo la poesia delle anime belle…
Invece cosa sarebbe la Poesia dell’anima?
Il discorso di questi materialisti storici potrebbe essere il seguente: siccome l’anima non esiste ed è un’ invenzione platonica, una poesia dell’anima appare come una mistificazione che si affianca docilmente e servilmente accanto alla, come dicono loro, “anarchia berlusconiana”... Posso intuire questo discorso ma contestarlo con due sole obiezioni: 1) Le forme di mistificazione, in Poesia, possono essere varie; 2) Vogliamo parlare della persecuzione degli scrittori (e dei poeti) nella ex Unione Sovietica, da Mandel'štam a Brodskij?
Dunque l’anima non esiste? Lo avete ormai decretato? Ne siete proprio sicuri?
E allora vediamo se codesta posizione sia ragionevole…
Partiamo da una citazione da Karl Jaspers “…tutte le causalità empiriche e i processi biologici di sviluppo appaiono applicabili al substrato materiale dell’uomo, ma non all’uomo stesso”…
E prendiamo ad esempio un bambino piccolo… Seguiamolo nel suo sviluppo tracciando una linea retta che rappresenti tale crescita: a un certo punto, quando comincerà ad avere l’età in cui non dice più delle tenerissime e dolcissime e sgangherate frasi, quando non si comporterà più da animaletto scoiattolino, emergerà un altro tipo di realtà, di tipo non misurabile e non corruttibile e non mutevole: l’idea (di bontà per esempio), il giudizio (se è vero), la decisione non sono realtà materialmente misurabili e restano valide anche dopo un secolo; per questo noi possiamo commuoverci, ancora oggi, leggendo Leopardi, per questo il tempo non ha corrotto quei pensieri lasciati sulla pagina, per questo, nel contatto elettrico tra il recanatese e un quindicenne internettiano di oggi, può scattare il cortocircuito che fa accadere la poesia…
Dire che esiste solo un’unica realtà di tipo materiale, dalla quale l’altra deriva, significa investire l’esperienza che facciamo nel presente di un preconcetto, vuol dire forzare la realtà, vuol dire dimostrarsi poco ragionevoli sopprimendo un fattore in questione (ragione per me è apertura alla realtà nella totalità dei suoi fattori)…
Le conseguenze nefaste di questa riduzione materialistica possono essere prese in esame considerando la terribile menomazione del complesso fenomeno dell’amore, oggi imprigionato nelle carceri della biologia e degli istinti…
Ma possiamo dire ancora altro…
Per esempio che, se codesti personaggi, diffusisi a macchia d’olio nelle Università, talvolta per merito, talaltra per cooptazione e per la solita teoria gramsciana dell’egemonia culturale, vogliono con questi discorsi sputare sulla Chiesa o sul Cristianesimo, in realtà sbagliano bersaglio…
L’Incarnazione, (davanti alla quale Dante, nella Commedia, ammutolisce, e silenzia la sua voce tra le più alte di tutti i tempi), assume la realtà materiale e la salva…
Dante intraprende il viaggio nella Commedia per capire se Beatrice morta può essere salvata…
Il Verbo si è fatto Carne, cioè Corpo… Toccabile, incontrabile… E incontrabile oggi così come 2000 anni fa (il Corpo mistico di cui parla S.Paolo che ha il suo momento centrale nel gesto Eucaristico)…
Un Corpo che si può mangiare… Il Santo Sacrificio si ripete ogni giorno nella Chiesa…
Per questo il Cristianesimo non è solo un affare dell’Anima: il Cristianesimo è la religione più materialistica che ci sia… Corpo, Sangue… Mica una cosa per signore o anime belle che si riuniscono per il tè…
E ancora non capisco cosa Muzzioli e Passannanti intendano per poesia dell’anima…
Parlate di Giuseppe Conte? Possibile che l’importanza di questo autore debba essere illustrata da una studentessa del Sud Africa che scrive una tesi di 600 pagine?
Come sono provinciali gli accademici italiani! Hanno mai studiato Mircea Eliade , sono mai usciti dai loro studioli in stile statal -fascista, sanno qualcosa della cultura dei pellerossa, degli sciamani, dell’animismo?… Del Mito?…
O tutti questi tesori antropologici, patrimonio di civiltà, debbono essere bruciati sull’altare del razionalismo o temuti come espressioni di quell’irrazionalismo Ur-fascistico, di cui parlava proprio Eco?
Provate a chiedere una tesi su Conte a Muzzioli a Roma o a Fausto Curi a Bologna: vi cacciano a pedate dal loro studio… E vi lasciano pure il segno della scarpa chiodata (mentre magari si preferiva il bacio di qualche loro assistente carina)…
Quanto a me, non ritengo d’essere un poeta dell’Anima: il mio primo libro – Diario tra due estati – si inserisce in un filone di, possiamo dire, esistenzialismo mitico-cristiano e il secondo è ancora più centrato e fissato sull’esistenza, sull'Amore e sul Mistero dell’Incarnazione (Corpo, dunque…)…
Baudelaire è una mia stella fissa… Così come Rimbaud o uno come Testori che è sempre stato più che corporale, viscerale, anzi… Il Carnevale popolaresco di Bachtin è un mio topos, così come il realismo figurale di Auerbach…
Non amo la poesia delle anime belle…
Se, invece, per Poesia dell’anima (e non delle anime belle, intendiamoci…), i materialisti alla Muzzioli o Passannanti intendono le cose, ad esempio, di un De Angelis, io sfido chiunque a dire che nell’ultimo libro del poeta milanese non ci sia della grande poesia (che ho avuto modo di ascoltare in anteprima a Parcopoesia di Riccione; e in più l’onore di leggere dopo di lui) ; tanto che l’edizione di “Tema dell’addio” è andata subito esaurita… Possiamo dire lo stesso di altre che paiono l’Inno del corpo sciolto (che almeno faceva ridere)?... (ma Benigni – che mi pare sfottuto tra le righe da Muzzioli - è uno che ama davvero la poesia, e, come ha ricordato un mio amico poeta, anche Eliot aveva previsto che, nell’epoca dei mass-media, gli attori brillanti avrebbero potuto essere un veicolo per la cultura)…
Più di certi professori universitari con la “pistola”, aggiungo io…


Commenti

  1. Strabico sei tu e anche, non so se disonestamente o meno, inesatto: io non ho mai personalmente usato nessuna espressione Poesia dell'anima: il tuo è più che strabismo, totale incuria, se nemmeno riesci a citare correttamente le fonti di certe affermazioni. Ma del resto lo scholarship non si inventa. O lo si possiede o no.
    erminia

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  2. Non t’accorgi che, nel pezzo “incriminato”, accuso di strabismo l’articolo di Muzzioli che esordisce e non può certo essere accusato di non farlo in modo chiaro e netto con:
    “Per una poesia del corpo
    Contro la tendenza dominante della poesia dell’anima, che continua ad ammorbare i nostri climi letterari con i suoi irrespirabili incensi etc. etc.” …
    E poi arriva ad introdurre finalmente quel che ha da dire sul tuo libro …
    Ecco: io – nella sostanza, nel sugo del discorso – chiedevo di meglio definire “corporalmente” – anche attraverso nomi, scuole, linee di tendenza questi fantomatici poeti dell’anima ma mi son dovuto accontentare solo dell’incenso benché nelle chiese cattoliche si continui a dire: “il Corpo di Cristo” più che l’Anima di Platone che pure ha un suo peso dottrinale o Jung … Insomma: da un accademico come il prof. Muzzioli mi aspetterei non solo la scholarship ma il magistero in senso alto …
    Quanto alla tua persona, sai tu meglio di me se condividi il discorso del professore o se, come me, non ne sei del tutto persuasa. Ad ogni modo, non era certo mia intenzione accusarti di qualcosa e, francamente, mi è difficile, dopo anni, ritornare su certe considerazioni …
    Alla ricerca della nostra scholarship perduta …

    andrea margiotta

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