Non c’è più molto tempo ...


Se penso al caso di Eluana, avverto un disagio: innanzitutto, un disagio per il sistema informativo e mass-mediatico che trasforma dei fatti anche importanti ma anche molto privati e degni del massimo rispetto in casi clamorosi che calamitano l’attenzione di tutto il paese : e spesso non per spirito di vera informazione o di amor di verità o di reale confronto e discussione, ma solo per biechi interessi di ascolto che si traducono in altro, come sapete …
E, tralasciando troppo spesso, d’informare su altre realtà non secondarie, o di darne adeguato spazio … Insomma, nell’inseguire più un primato dell’ascolto che dell’intelligenza …
Dunque, c’è un mio disagio per quelli che diventano “casi” che poi sfociano in scontro di parti politiche (e di interessi di parte) …
Ma superato questo primo disagio, devo ammettere che la vicenda di Eluana, dolorosa un po’ per tutti e oltremodo per la famiglia e i più vicini e coinvolti, è realmente un caso di delicatissimi sommovimenti del cuore e delle sensibilità varie oltre che dell’intelligenza e del ragionamento …
Una storia davvero importante, non solo per chi purtroppo ha dovuto affrontarla da vicino e con la nebbia e il buio di un affetto strappato, privato, così all’improvviso e senza senso, come tutte le disgrazie umane, o il dolore in sé stesso, nel suo mistero profondo …
Ci vorrebbero le parole di un grande scrittore come Dostoevskij per carezzare dolcemente il corpo di Eluana, sussurrate e accostate al letto …
Ma anche le parole di uno scrittore immenso non basterebbero, non direbbero poi molto di più …
E allora ci vorrebbe il silenzio, uno smisurato silenzio, che però sarebbe anche un po’ rinunciatario e vigliacco …
E allora? Allora tutto quello che accade oggi, i commenti, gli articoli, le posizioni differenti, gli scontri sono il risultato di un’ umanità che ancora vuol dire qualcosa aggirandosi nella selva del mistero, della vita, della morte, del senso delle cose, del dolore, della sofferenza …
Almeno, io spero … E che sia un muoversi e uno scontrarsi per degli ideali e per un futuro stato delle cose: che ci toccherebbe tutti e non uno scontro di parti politiche come qualcuno dice …
E, soprattutto, per il tempo presente che resta a Eluana …
Cosa penso? In un primissimo momento, una tentazione mi porterebbe a dire: “ Che Eluana viva da morta o che muoia da viva” non è forse l’identica cosa?
O non sono forse due facce dell’identica medaglia? Insomma: ci sono troppe incognite, c’è troppo mistero anche per quella scienza che ormai pretenderebbe di spiegare tutto – grazie al signor Newton che tanto dispiaceva a Goethe …
È come se ci si scontrasse su incognite profonde, partendo però da una drammatica realtà dinanzi agli occhi …
Ma questa prima tentazione è solo il frutto di un atteggiamento di scetticismo che non porta a nulla … è solo una posizione della mente …
Una tentazione, appunto … Forse un peccato di ignavia …
La realtà, la realtà particolare di Eluana chiederebbe invece un’azione ragionevole …
Ed allora?
Interrogo il mio cuore come centro di sentimento e ragione, il mio cuore in senso biblico, e non posso non sentire come più vicine, più ragionevoli, più umane, più sensate, più adeguate e meno oscure, le posizioni di tutti quelli che non vogliono far morire Eluana, di tutti quelli che non vogliono intervenire sul corso misterioso e doloroso di quella vita …
Soprattutto, quelle suore che si sono occupate concretamente e quotidianamente di lei … E che ora piangono …
Mi pare una posizione più ragionevole che tenga conto di tutti i fattori della realtà …
Una posizione che non censura e che non sopprime … Che non forza nulla …
Le varie posizioni di quelli che invece vogliono che si porti a termine – con terribile determinazione in alcuni, perfino con una certa violenza e livore in altri – la sentenza di autorizzazione alla fine dell’alimentazione, in nome di un amore che francamente non capisco, in nome di una libertà che non vedo, in nome di una fedeltà ad una volontà non scritta ma appena accennata molti anni fa, quando lei stava bene, mi appaiono meno chiare …
E mi sembrano più un modo per chiudere qualcosa – in una strana forma di coerenza – un modo per far calare, dopo molti anni, un silenzio che tanti – tranne il padre e i più vicini a Eluana – tra non molto non ricorderanno nemmeno più …
Un modo per zittire quell’urlo terribile che la vita ridotta a non-vita ma viva, in molte manifestazioni che si possono dire anche primitive ma che non si possono negare, di Eluana provoca … Un urlo, dico: per chi dovesse guardarla da vicino: un urlo interiore, della coscienza, della mente, del cuore: “dove sei?” … In che zona misteriosa, in che selva oscura?
E quello che non capisco è il punto d’arrivo, per chi voglia continuare a non più nutrire Eluana …
In un viaggio – si parte per arrivare in qualche posto e si spera di trovare qualcosa, emozioni, incontri … Per questo si parte …
E nel viaggio doloroso di Eluana? E nel viaggio terribile di quelli che le sono stati vicini e che ora vogliono la fine di questo calvario, quale sarebbe il punto d’arrivo? La fine del viaggio? La fine del calvario? Ma quello non finirà mai nella vita di chi le voleva più bene …
E allora, perché?
Ma poi – una domanda che pongo al padre di Eluana: signor Englaro, ma come fa ad andare avanti – con tale determinazione – di fronte alle infinite richieste e preghiere di mezza Italia – quella che in questo momento più sento vicina – che le chiedono di ripensarci, di tornare indietro …
Di fronte a tutti quelli che – pur non essendo così dentro affettivamente, come lei, a sua figlia – ci hanno messo il loro cuore?
Come il caro amico da una vita, il poeta Davide Rondoni – nel suo monologo in versi “Passare la mano delicatamente” – che fa piangere anche me?

Perdonatemi, ma voglio accennare appena una considerazione da bambino di sei anni …
Si dice che Eluana si trovi in uno stato vegetativo: come un albero, come un fiore …
Ma perché quando si toccano le piante e i fiori e gli alberi, gli ambientalisti, i laici, i verdi (spesso giustamente) insorgono e, invece, se si tratta di un essere umano ridotto come un fiore o un albero ma gerarchicamente infinitamente più grande e importante, una donna che respira, pare che cambino le carte in tavola?
Sì, questo potrebbe dirlo un bambino o potrebbe essere considerato quasi un paradosso: ma è una verità dello strano modo di concepire e sentire le cose …
Sullo sfondo c’è sempre la grande tentazione di tutti i tempi ma ancor più viva in secoli e secoli di “dimenticanza” di Dio (direbbero assenza) di sostituirsi a Dio …
La Scienza al posto di Dio … L’Uomo – perfino con i suoi dubbi, difetti e debolezze - al posto di Dio …
Ora si può solo fare silenzio e pregare … Il tempo è ormai pochissimo … Ma ancora pregare Dio e gli uomini che possano fermarsi …

ANDREA MARGIOTTA

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