Il Codice Da Perdi? No grazie, preferisco don Pedro...














Amici, non potendo e non volendo consigliarvi di boicottare il film sul Codice Da Perdi, perché intuisco una possibile curiosità, ma, semmai, confessandovi di preferire la contemporanea uscita del film Volver di don Pedro Almodovar (che negli ultimi lavori ha toccato i suoi vertici...), posto un'intervista allo storico Franco Cardini, da me molto stimato (da appassionato d'arte e cultura medioevale, qual sono...)...

Andrea Margiotta



IL CODICE DELLE AMBIGUITA’: IN ARRIVO NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE IL FILM ISPIRATO AL ROMANZO DI DAN BROWN. LA RIFLESSIONE DELLO STORICO FRANCO CARDINI (Radio Vaticana 9 maggio 2006) “Non ha né credenziali né capacità come storico”: con queste parole, il 7 aprile scorso, il giudice Peter Smith ha assolto il romanziere Dan Brown dall’accusa di avere plagiato Il Santo Graal, saggio pubblicato nel 1982, basato su documenti riconosciuti come falsi. Ora, però, il Codice da Vinci sta per approdare nelle sale cinematografiche di tutto il mondo accompagnato dallo slogan “La verità sarà svelata”. Un’ambiguità che non può essere considerata innocua. Ecco la riflessione dello storico Franco Cardini, intervistato da Alessandro Gisotti: R. – Non c’è dubbio che il grande modello di Dan Brown è paraletterario e parastorico. Dan Brown fa dell’Opus Dei quello che, a partire dal XVIII secolo, si è fatto della Compagnia di Gesù: la grande associazione di devoti fanatici, che lavorano al servizio cieco della Santa Sede, che non arretrano davanti a nulla, pur di affermare la loro potenza. La Compagnia di Gesù è stata tutt’altro nei secoli, ma dal Settecento in poi la tradizione, prima protestante e poi anticlericale, ne ha fatto questo. La chiave di lettura per capire il discorso di Dan Brown dell’Opus Dei, e la certezza di Dan Brown di avere del successo e di essere, se non compreso, quantomeno inteso quando usava questo escamotage, è appunto il riferimento alla Compagnia di Gesù. D. – C’è anche un richiamo insistito di Dan Brown al cosiddetto principio del “femminino sacro”… R. – Un forte riferimento femminista Dan Brown lo ha preso a livello più basso, perché questo è il livello con cui si fa successo mass-mediale. Riprende così una vecchia tradizione che risale addirittura al libro di Margaret Murray del secolo scorso, “Il Dio delle streghe”, per riciclare la vecchia storiella, antropologicamente destituita, di fondamento del Dio originario femminile, fecondatore, buono, pacifico, sostituito dal Dio degli eserciti, dal Dio dei preti e dei guerrieri, che sarebbe il Dio monoteistico di Abramo, questo Dio violento, repressivo, crudele… D. – Lo spot del film che si ispira al libro annuncia: “Non importa in ciò che credete, ciò che avete letto, il Codice da Vinci svelerà il segreto”. Forse questo è il messaggio che irrita molto i credenti e la Chiesa… R. – Dà l’idea che il film possa essere costruito su un’ipotesi anticattolica. E badate dico anticattolica specificamente. Ciò rende naturalmente tutto più ambiguo. Che vuol dire fare tabula rasa di quello che si crede e andarsi a godere uno spettacolo? Ci si gode poi uno spettacolo nel quale ad un certo punto il credente si sente offeso negli elementi più intimi della propria fede? Evidentemente no. Questo non è un film innocuo e quindi non lo si può accettare come un puro parto della fantasia, anche perché si può chiedere tranquillamente che la fantasia si eserciti su altri oggetti che non offendano i sentimenti più profondi di nessuno. Mi chiedo se veramente la società civile, anche quella laica, sarebbe disposta ad accettare un film che offende profondamente i sentimenti religiosi degli ebrei, dei musulmani, dei buddisti. Ci sarebbe una corale levata di scudi, anche da parte dei laici, nei confronti di questa offesa a sentimenti intimi del credente e così via… Ora, mi chiedo perché contro i cattolici si possano fare cose che nessuno di noi penserebbe concepibile fare nei confronti degli ebrei, dei musulmani o di altri. D. – Cosa rispondere a chi invoca la libertà di critica? R. – La libertà della critica e anche magari della satira e della fantasia la si potrebbe esercitare tranquillamente in molte direzioni. Io mi chiedo: sarebbe possibile fare un film nell’Occidente di oggi che irridesse a quei valori di libertà, di democrazia, nei quali in modo magari diverso tutti crediamo e tutti condividiamo? Sarebbe possibile fare un film che irridesse per esempio alla Shoah o che magari, come frutto della fantasia, si mettesse a dare un’immagine positiva di Adolf Hitler o di Stalin e negativa delle grandi democrazie occidentali? Non lo accetteremmo.



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