Ricordando due bei giorni al Premio Marazza di Borgomanero e le figure di Giorgio Calcagno e Sergio Pautasso …






Quando in una giornata d’autunno – poteva essere forse ottobre o novembre del 2001 – la graziosa segretaria del Premio Fondazione Marazza di Borgomanero passava dall’albergo in cui ero alloggiato per presentarmi i giurati e andare tutti assieme a cena, notai un’espressione di sorpresa nel suo viso …
Il mio libro – Diario tra due estati – Edizioni L’Obliquo, 2000 - era stato scelto come vincitore, prevalendo in finale sul già “premioviareggino” Sempre aperto teatro – Einaudi, 1999 - di Patrizia Cavalli e su In altro modo – Campanotto, 2001 - di Lamberto Pignotti …

Passeggiando poi, lungo le strade del borgo, lei mi rivelò che non si aspettava un tipo come me, quale vincitore per il libro edito di poesia: un po’ per la mia giovane età, un po’ per i miei modi che nulla avevano del letterato tipico e azzimato e un po’ per il mio essere un autore non ancora troppo noto nell'ambiente (anche perché non frequento troppo l'ambiente, ispirandomi in altri ambienti più "bassamente" mondani... aggiungo); il quale riceveva invece un premio che – nelle edizioni passate - aveva avuto gente come Giovanni Giudici o Dante Isella tra i vincitori e che in futuro avrebbe premiato altri nomi illustri come Edoardo Sanguineti ed Elio Pagliarani
http://www.fondazionemarazza.it/9b2.php

Insomma: il Premio della Fondazione Marazza è sempre stato definito un premio in cachemire
Tutte queste cose ovviamente – me le diceva o faceva capire con grande signorilità e cortesia …
E del resto non c’era nulla di offensivo: mica potevo cambiarmi l’età …
L’altro vincitore – per la sezione traduzione – era il prof. Giuseppe Sansone per la sua antologia sulla Poesia Catalana del Medioevo, un anziano e distinto e raffinato gentiluomo napoletano noto agli specialisti …
Andammo tutti a cena in un posto delizioso, assieme ad alcuni dei giurati; ricordo il prof. Carlo Carena – filologo e umanista finissimo, di fama internazionale – e lo scrittore Ernesto Ferrero, Premio Strega per il libro N su Napoleone (da cui è stato tratto il film di Virzì con la Bellucci) , attuale Direttore della Fiera Internazionale del Libro di Torino, dopo essere stato direttore editoriale di Einaudi e Garzanti e Direttore Letterario di Mondadori …

E poi Franco Contorbia, professore di letteratura all’Università di Genova, che gli studiosi di poesia conoscono , e le rispettive mogli …
Il vino rosso bevuto quella sera, grazie all’intenditore Carena , poteva essere forse un Barolo o un Barbera: ma io ricordo solo che era buonissimo e vi parlo da uomo abituato – e non poche volte – a ottimi vini nelle cene fuori …
Tutto all’insegna di una raffinata signorilità e di una misura e finezza intellettuale da illuministi del settecento …
Ci fu poi una cerimonia serale di apertura e l’appuntamento – per la mattina del giorno dopo – riservato alla premiazione vera e propria …
Ed ecco – la mattina, arrivato io come mio solito un po’ in ritardo – mi presentano gli altri giurati, il prof. Sergio Pautasso, noto e bravissimo studioso e critico letterario e Giorgio Calcagno scrittore poeta e giornalista culturale de La Stampa di Torino, purtroppo ora entrambi scomparsi …
Il prof. Pautasso mi chiamò dalle scale e – avvicinatomi – mi disse: “Bello, bello il libro…” - e poi ci fermammo a parlare: sembrava quasi volesse rassicurarmi in quel mio tipico spaesamento un po’ da leopardo in città …
Devo dire che avevo sentito molta simpatia per tutti i membri della giuria, in particolare per Ernesto Ferrero che mi dava meno soggezione, per una sua certa aria da ragazzo : ma quando spuntò Calcagno, nei suoi modi così parchi e misurati e schivi, quasi timidi, da maestro buono, ma con gli occhi vividi di interesse conoscitivo, il quale mi invitava a leggere quel testo che lui ricordava per l’elemento della rosa e che gli era piaciuto molto, non fu solo simpatia per me, ma una strana e affabile familiarità, che placava la suddetta mia agitazione ferina …
Giorgio Calcagno era una di quelle figure che avevano respirato l’aria di quella grande stagione di poesia, dei Fortini, Montale, Sereni – ritagliandosi quasi un piccolo spazio di silenziosa meditazione e lavoro, come un segreto giardino dove coltivare i propri frutti poetici …
Sergio Pautasso, che vinse il Premio Viareggio nel ’67 per una monografia su Vittorini , ha lasciato importanti contributi critici per lo studio della letteratura e poesia italiana …
Vi lascio con la paginetta che proprio Giorgio Calcagno volle dedicare come motivazione della premiazione al mio libro …


“Tu sei la rosa, nella molta morte”, dice uno fra i versi più belli di Andrea Margiotta, in Diario tra due estati. Sono molti i versi più belli di Andrea Margiotta. Ricchi di sensi imprevisti, condotti per progressivi spostamenti di segno: dove le donne hanno “i seni bagnati d’uva e di luna” , il vento “suona sul vetro verde delle onde” e il vino è “brullo”. Sono così belli che talvolta danno l’impressione di spiccare isolati “in un contesto non del tutto compiuto e risolto” come osserva Fernando Bandini, maestro di poesia, nella nota introduttiva.
Bandini ha ragione. Ma quel non risolto è la spia di un cammino in fieri, che può portare a risultati alti. Questo giovane scrittore, così coinvolto nella ricerca della parola significante da rischiare la discontinuità, accende la pagina con immagini fulminanti e, per loro natura, contraddittorie.
Il suo mondo vive nel gioco della luce e dell’ombra, proiettato verso l’amore e insieme consapevole dello stretto intreccio con la morte.
Non è un caso che i suoi modelli, trasparenti nelle citazioni testuali, oltre che nella sintassi poetica, siano Montale e Caproni: i due autori che hanno più bisogno dell’oscurità per esprimere la loro tensione verso la luce; portati, sempre, ad affermare negando.
Margiotta, sulla loro scia, procede per cancellazioni, antifrasi, ossimori; la sua sola luminosità possibile è nel chiaroscuro. Come in Montale, c’è sempre un tu , accennato, smentito, a cui egli si rivolge: la donna, stella polare del suo insicuro firmamento, “rosa dolorosa”, angelo “con la luce d’oro e di sangue” . Donna e angelo, fra loro sinonimi, sono due fra le parole decisive di questo canzoniere, popolato di albe che hanno il colore delle notti e di sguardi “neri e luminosi”, come quelli della nascosta ispiratrice.
La terza parola, allusa e non pronunciata, perché non pronunciabile, è Dio. Come in Caproni, l’uomo può dargli la caccia, “preda tra i rami nudi e i monti”, solo sapendo che non sarà mai certo di trovarlo. Il tu della donna angelo rimanda all’interlocutore più alto, per l’interrogativo ultimo, che resterà sospeso .
Giorgio Calcagno

Da “Quaderni del Premio di Poesia Achille Marazza – Città di Borgomanero – Edizione 2001 ”



Giorgio Calcagno, giornalista, critico letterario, scrittore e poeta, è nato ad Almese nel 1929, nella casa che la sua famiglia possedeva in paese. Laureato in lettere a Genova, nel 1953 ha iniziato subito la carriera di giornalista, svolta prevalentemente sulle colonne de La Stampa. Calcagno si è occupato soprattutto di critica letteraria, contribuendo a fondare il mensile Tuttolibri, che ha diretto dal 1976 al 1989. Con Lorenzo Mondo e Gaetano Scardocchia ha fondato la sezione "Cultura & spettacoli" de La Stampa. Dal 1992 è passato al ruolo di collaboratore del giornale.
Uomo coltissimo e giornalista attento all'uso del linguaggio, Calcagno non disdegnava la letteratura di consumo e tenne sempre d'occhio la narrativa rosa. Inventò concorsi, aprì con Giampaolo Dossena una rubrica di giochi, e con Giorgio Cavallo introdusse, tra le pagine dei libri, la vignetta. Intensa anche la sua attività di scrittore. Come narratore ha pubblicato i romanzi "Il vangelo secondo gli altri", "Il settimo giorno", "Il gioco del prigioniero", "Notizie dal diluvio", "Dodici lei" (premio selezione Campiello) e, postumo, "Il passo nel giardino".Calcagno è stato pure un apprezzato poeta. Numerose le sue raccolte di versi: "Visita allo zoo", "La tramontana di Ravecca", "Galileo e il pendolare", e "Sul sentiero dei Franchi".
Come critico ha pubblicato i saggi "La storia ora per ora". "Venti grandi cronache del Novecento italiano" e, con Gabriella Poli, "Echi di una voce perduta. Incontri, interviste e conversazioni con Primo Levi". Negli ultimi anni, pur continuando a collaborare con La Stampa, si è dedicato alla scrittura e alla divulgazione culturale, partecipando a molti incontri e dibattiti in valle di Susa. Un'attività stroncata dalla morte improvvisa nel 2004.

A lui è stato intitolato il Premio Letterario Giorgio Calcagno che si svolge ad Almese e, nella sua prima edizione, assegnato ad Umberto Eco .

Sergio Pautasso, critico e storico della letteratura, è morto a Milano all’età di 73 anni. Nato il 29 maggio 1933 a Torino, Pautasso fu direttore editoriale della Rizzoli, oltre che consulente per varie case editrici, a cominciare dall’Einaudi, critico e storico della narrativa del nostro Otto E Novecento, poeta e, per un ventennio, dal 1982, docente di lingua e letteratura italiana all’Università Iulm di Milano, oltre che direttore della Scuola superiore per interpreti e traduttori.
Tra i suoi studi più significativi, oltre a saggi su Manzoni e Verga, sono da ricordare Le frontiere della critica del 1972, in cui espone la sua concezione della critica, intesa come opera creativa autonoma; Anni di letteratura del 1980 e Il laboratorio dello scrittore del 1981, in cui raccoglie scritti sparsi e ordina un discorso sulla narrativa italiana del Novecento, proseguito in La Letteratura degli anni ’80 del 1991.
Era anche un grande – più che collezionista - amante di libri: ne aveva raccolti circa 70.000 sparsi nelle sue due case di Milano e Forte dei Marmi un po’ ovunque e la sua collezione è una delle più interessanti e complete per quanto riguarda il Novecento italiano che poi era l’ambito di studio critico in cui si era specializzato . Potete trovare un articolo divertente di Isabella Bossi Fedrigotti
Pubblicato sul Corriere della Sera
http://www.24sette.it/contenuto.php?idcont=442

L’uomo nella foto è Giorgio Calcagno. Non sono riuscito a trovare foto di Sergio Pautasso.

Commenti

  1. Leggo solo adesso il suo articolo - ricordo sul nostro premio "Marazza". Un articolo di affetto e di atmosfera. Grazie.
    Lo manderò ai giurati.
    Un saluto cordiale, Eleonora Bellini

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