Una nota su Pasolini ...
In un bel film di Bolognini - La notte brava - c’è un momento in cui uno dei “ragazzacci”, ritrovatosi per una serie di circostanze in casa di ricchi, sfoglia uno dei volumi della elegante biblioteca e comincia a leggere una poesia: “Amore, mio giovane emblema … ” e, quasi subito, abbandona quella lettura trovandola assolutamente fuori dalla propria esperienza. Naturalmente, tra gli sceneggiatori e ispiratori di quel film, figura Pier Paolo Pasolini e sono sicuro che, l’idea di far leggere Ungaretti a un ragazzo che poi lo getta via quasi con disprezzo, è stata sua. Il punto, per me, è che Pasolini, in senso strettamente poetico, non è stato grande né importante come Ungaretti. Il che non vuol dire che non abbia avuto una grande risonanza, anche a livello internazionale: ma le risonanze dipendono anche dagli apparati che stanno dietro e si prodigano per diffondere un autore (Pasolini) piuttosto che un altro (Testori) ... E che vogliamo dire, ad esempio, di Dino Campana? Quanto è stata frenata la sua diffusione, quanto l'organizzazione di convegni o altro? Colpevole, egli, di rappresentare culturalmente, un pericoloso irrazionalismo pre-fascista?
Tuttavia, i Canti orfici di Campana è un grande libro di poesia anche se l'autore risulta sicuramente meno noto di Pasolini e di Montale ... Pure in letteratura, la storia la fanno i vincitori, cioè quelli che hanno le leve del potere culturale ...
E con questo non voglio assolutamente adombrare il valore di Pasolini, autore che amo, ma solo dire che egli fu una geniale costellazione di forme espressive diverse ...
Pasolini è stato comunista? Secondo me, di comunista Pier Paolo aveva solo l'afflato verso gli ultimi, che però è anche una prerogativa cristiana. Penso che Pasolini "credesse" di essere comunista perché quella era la religione del suo tempo e in quella direzione andava, anche ideologicamente ma sempre polemicamente non allineato e spesso con prese di posizione a sorpresa come sui temi del divorzio, aborto e altri ...
Io vedo Pasolini come un grande cristiano eretico, un luterano dallo spirito tragico: e la sua era una fame corporea, eucaristica che non trovava il Corpo Mistico.
Tuttavia, la grande sinistra italiana e i piccoli assessorati culturali, ne hanno fatto una bandiera alla propria causa, tanto più con il crisma sacro del martirio ...
Diciamoci la verità: le celebrazioni pasoliniane sono state troppe negli anni, per non avere sospetti di strumentalizzazioni a fini politici ... Forse per questo motivo, un ex allievo, il bravo scrittore e sceneggiatore Vincenzo Cerami, bel tipo umano, aggiungo, ha sempre cercato di aderirvi col contagocce, scegliendo solo quelle davvero importanti.
Tornando al discorso del Pasolini poeta: in un saggio della sua ultima raccolta, l’intelligente Giovanni Raboni arrivava a quelle conclusioni che sono poi implicite nel titolo dello scritto stesso: Pasolini, poeta senza poesia. Sono molto d’accordo e penso che Pasolini sia stata una grandissima figura di intellettuale e un poeta importante nella somma di tutte le sue forme espressive (specie il cinema); ma che in poesia, pur abilissimo ed esperto tecnicamente, con sensibilità linguistica notevole, da filologo e da poeta, non ci abbia lasciato un’opera come L’Allegria o come Le Occasioni o come altre. Le sue tanto celebrate Le ceneri di Gramsci volevano essere una specie di sperimentalismo nuovo e anarchico contro il novecentismo e contro l’ermetismo, ma in che modo? Regredendo nell’ottocento, con una certa retorica e oratoria a sostegno. E introducendovi un mix di prosa e di termini impuri accostati a sintagmi ultralirici e preziosi e al metro nobile, dantesco e pascoliano, della terzina incatenata. Il tutto in maniera molto artificiosa e letteraria, dunque non diversa, in questo aspetto, dall’ermetismo che attaccava. Voglio dire: non è che leggendo Pasolini io faccia un bagno di realtà più che, ad esempio, leggendo il Caproni che entra in una latteria come se fosse all’Averno o esplorando il mondo di Sandro Penna (per dire di due che con l'ermetismo c'entravano poco) ... Come al solito, bisognerebbe sempre intendersi sul termine realtà. Se la realtà sia solo il conoscibile, il razionale, il misurabile; o se possa entrarvi l’alta fantasia dantesca, la visione. Le ceneri di Gramsci sono state il libro per i rimorsi di coscienza di una certa sinistra progressista (e non amato da un’altra sinistra, più dura e “scientifica”). E invece si è sottovalutato un libro importante come L’usignolo della Chiesa cattolica, dove emerge più sinceramente la vera natura di Pasolini, il suo narcisismo, il suo quaresimalismo, la sua percezione sacra delle cose. E penso anche che ci sia un sadiano legame profondo e un destino, quasi, tra questo libro e l’ultima opera cinematografica di Pier Paolo, quella Salò o le 120 giornate di Sodoma, per il cui recupero delle pizze Pasolini si ritrovò quella famosa e tragica notte in un’ infernale imboscata; sulla quale, tutti vorremmo conoscere la verità ...
Andrea Margiotta
Tuttavia, i Canti orfici di Campana è un grande libro di poesia anche se l'autore risulta sicuramente meno noto di Pasolini e di Montale ... Pure in letteratura, la storia la fanno i vincitori, cioè quelli che hanno le leve del potere culturale ...
E con questo non voglio assolutamente adombrare il valore di Pasolini, autore che amo, ma solo dire che egli fu una geniale costellazione di forme espressive diverse ...
Pasolini è stato comunista? Secondo me, di comunista Pier Paolo aveva solo l'afflato verso gli ultimi, che però è anche una prerogativa cristiana. Penso che Pasolini "credesse" di essere comunista perché quella era la religione del suo tempo e in quella direzione andava, anche ideologicamente ma sempre polemicamente non allineato e spesso con prese di posizione a sorpresa come sui temi del divorzio, aborto e altri ...
Io vedo Pasolini come un grande cristiano eretico, un luterano dallo spirito tragico: e la sua era una fame corporea, eucaristica che non trovava il Corpo Mistico.
Tuttavia, la grande sinistra italiana e i piccoli assessorati culturali, ne hanno fatto una bandiera alla propria causa, tanto più con il crisma sacro del martirio ...
Diciamoci la verità: le celebrazioni pasoliniane sono state troppe negli anni, per non avere sospetti di strumentalizzazioni a fini politici ... Forse per questo motivo, un ex allievo, il bravo scrittore e sceneggiatore Vincenzo Cerami, bel tipo umano, aggiungo, ha sempre cercato di aderirvi col contagocce, scegliendo solo quelle davvero importanti.
Tornando al discorso del Pasolini poeta: in un saggio della sua ultima raccolta, l’intelligente Giovanni Raboni arrivava a quelle conclusioni che sono poi implicite nel titolo dello scritto stesso: Pasolini, poeta senza poesia. Sono molto d’accordo e penso che Pasolini sia stata una grandissima figura di intellettuale e un poeta importante nella somma di tutte le sue forme espressive (specie il cinema); ma che in poesia, pur abilissimo ed esperto tecnicamente, con sensibilità linguistica notevole, da filologo e da poeta, non ci abbia lasciato un’opera come L’Allegria o come Le Occasioni o come altre. Le sue tanto celebrate Le ceneri di Gramsci volevano essere una specie di sperimentalismo nuovo e anarchico contro il novecentismo e contro l’ermetismo, ma in che modo? Regredendo nell’ottocento, con una certa retorica e oratoria a sostegno. E introducendovi un mix di prosa e di termini impuri accostati a sintagmi ultralirici e preziosi e al metro nobile, dantesco e pascoliano, della terzina incatenata. Il tutto in maniera molto artificiosa e letteraria, dunque non diversa, in questo aspetto, dall’ermetismo che attaccava. Voglio dire: non è che leggendo Pasolini io faccia un bagno di realtà più che, ad esempio, leggendo il Caproni che entra in una latteria come se fosse all’Averno o esplorando il mondo di Sandro Penna (per dire di due che con l'ermetismo c'entravano poco) ... Come al solito, bisognerebbe sempre intendersi sul termine realtà. Se la realtà sia solo il conoscibile, il razionale, il misurabile; o se possa entrarvi l’alta fantasia dantesca, la visione. Le ceneri di Gramsci sono state il libro per i rimorsi di coscienza di una certa sinistra progressista (e non amato da un’altra sinistra, più dura e “scientifica”). E invece si è sottovalutato un libro importante come L’usignolo della Chiesa cattolica, dove emerge più sinceramente la vera natura di Pasolini, il suo narcisismo, il suo quaresimalismo, la sua percezione sacra delle cose. E penso anche che ci sia un sadiano legame profondo e un destino, quasi, tra questo libro e l’ultima opera cinematografica di Pier Paolo, quella Salò o le 120 giornate di Sodoma, per il cui recupero delle pizze Pasolini si ritrovò quella famosa e tragica notte in un’ infernale imboscata; sulla quale, tutti vorremmo conoscere la verità ...
Andrea Margiotta
Interessante, questa è una riflessione puntuale e disincantata, se ne trovano poche, del resto mi ha portato a rileggere il breve commento che Mengaldo dedica a Pasolini nell'antologia "Poeti italiani del Novecento", ho riscontrato certe buone somiglianze, cito un passo che secondo me è interessante "[...] Non è facile parlare di Pasolini a tre anni dal suo assassinio, quando la cultura italiana s'è divisa in frettolosi e interessati becchini che ne hanno senz'altro liquidato la personalità e l'opera, e una "sinistra" spesso acritica che le ha ambiguamente assunte a bandiera [...]" A presto, Francesco.
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