ANTOINE



Ricorderò per sempre mio padre (con mia madre, mia sorella, mio fratello e gli altri parenti tutti) – il comm. dott Antonio Margiotta, scomparso improvvisamente a 72 anni, pochi giorni fa … Non posso scrivere nulla, adesso …

Dunque, lascio qui una mia poesia che gli dedicai anni fa, dal titolo "Antoine", tratta dal mio libro Diario tra due estati pubblicato nel 2000 ...

Antoine - lui Antonio - era una scritta che vedevo sulla cassa di un vecchio suo orologio d'oro - che ricordo da bambino - e rappresenta bene quel leggero tratto aristocratico (di spirito, tipico di altri meridionali dell'area normanna) che lui celava, pur nella sua schiettezza, bontà e generosità di cuore, quel cuore che lo ha tradito all'improvviso, in maniera fulminea, tremenda, assurda ...

Alla fine, c'è l'immagine della procellaria - grande uccello che sfiora le onde e gli scogli, simbolo forse di quella nostra comune voglia di librarci da terra (chi mi darà ali di colomba - dice un Salmo ripreso da Petrarca) e di volar via verso l'orizzonte lontano ...

Spero che, per lui, ora sia così ...

Sarà il più freddo inverno ma per una nuova primavera, ancora insieme …

Andrea Margiotta


ANTOINE

La notte avvolge rapida

il giallo verde dei fanali accesi,

stringe i ricordi, agita le pene

se mai fu così cupa l’erba

spruzzata tra le case di bassura

dove il ragazzo impasticcato sfida il drago

e lentamente s’incammina il vecchio

in cadenze di luna.


Nel tuo studio di legno fiorentino

ti muovi incerto tra lo schermo viola,

con il mouse che volteggi come un lembo

d’ala di rondine sola. È una notte,

una notte affilata nell’attesa

di qualcuno o qualcosa che ci unisca

come la luna d’improvviso al cielo

e il fiume ai ponti e le due stelle al nero.


Oh, direttore …

illustre personaggio di città

d’avari e di teatri,

in quest’inverno di aride foglie,

in questo fuoco bagnato dal gelo


così prepari

ignoti a me bilanci,

strategie importanti

ma deserto è il viso

e perso come non lo vidi mai.


E così, padre mio,

grandine e vento d’inespresso amore,

sempre da sempre per noi, silenziosi

e vaghi.


Tu nel tuo elisio di pianure e luci

ma con il pane degli uomini semplici,

io nel mio inferno di luciferi morti,

nella palude d’uno strano pianto


guardi questo figlio che invecchia

nella notte più sorda,

la procellaria che ritorna

e non si ferma.

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