POST UMANA: (messaggio in
bottiglia per tutti ma principalmente per critici come Andrea Cortellessa,Gilda
Policastro ed altri) …
Ma i critici letterari che
sbavano per la poesia post umana (nuova definizione critica) sono forse mosche?
Sono cresciuti a botte di numeri dell'Uomo Ragno o con le gesta di Lara Croft?
Hanno mai riflettuto sul fatto che, a mettere parole strane e stranianti
(magari accostando campi semantici lontanissimi - e questo non c’entra con le indicazioni sulla
rima di Ungaretti, poeta umanissimo dell’innocenza e, successivamente, anche
umanistico - e tacitando ogni avviso di umanità, dall'io al corpo, al sangue),
si arrivi a una Maniera che ha la caratteristica della facile serialità e,
dunque, a scapito di categorie keatsiane messe troppo presto in soffitta, quali
bellezza, verità (e, se volete, quelle di necessità, autenticità etc.) con la
maiuscola o minuscola che siano? ... Non si rischia di promuovere una poetica,
più che del Manga Japan, dell’italianissimo Menga? Non è forse un alibi per non
dire nulla di importante all’uomo, all’uomo che vive e lavora (o non lavora)
hic et nunc, e non solo a chi, per merito o per spinta, sieda sullo scanno di
qualche satellite accademico spesso separato
dal mondo reale e vivo, alla ricerca di una nuova Enigmistica della Poesia che
produca brividini algidi o colmi le ore d’ozio? Pasolini – in un’ intervista televisiva
- rimarcava come ormai da tempo (e oggi
ancor più, si pensi all’economia virtuale) andassero scomparendo pezzi di
realtà. Si pensi poi alla sua difesa di quella stradina umile e stretta, non
asfaltata (una metafora della difesa del piccolo reale, del particolare
concretissimo contro l’omologazione nebulosa neocapitalistica) …
“Siate realisti, chiedete
l'impossibile”, era un motto sessantottino di derivazione camusiana e forse
anche ripreso dal Che …
Orbene: codesti poeti post umani
non sono forse i testimoni anche complici, nel loro piccolo, di questa
cancellazione dell’umano concreto e dell’appiattimento e standardizzazione dei
desideri, nel processo di alleanza perversa tra dominio della scienza,
dell’economia (o meglio, del mercato) e dei processi industriali, nel
dispotismo di quella che Severino chiama Tecnica?
Chiaramente, i poeti definiti
post umani hanno caratteristiche e stili diversi: ma mi pare che siano
accomunati da un’idea astratta dell’uomo (e di se stessi) e da un’incapacità di
rispondere alla realtà (anche come scontro violento), come se avessero già
scelto un ruolo di esuli o di astronauti in orbita verso Marte o come
evanescenti ectoplasmi di una realtà senza ipostasi o sostanza,
irrappresentabile e priva di senso. Perduti o nascosti in un mare di oggetti
irrelati che non hanno più la luce metafisica degli emblemi montaliani o
eliotiani. Tuttavia, questo gesto, questa concezione poetica non sono forse
molto simili (pur con la differenza dei materiali lessicali usati o dei
procedimenti stilistici) tanto ai dettami della Neo Avanguardia sanguinetiana
che ai principi di poetica dell’Ermetismo che fu? Nell’eterna contrapposizione
tra Natura e Cultura, ecco la fuga dalla Realtà e dalle cose … Non siamo ancora
nei paraggi di Stéphane Étienne Mallarmé con la
differenza che i materiali letterari scintillanti e preziosi del francese
paiono sostituiti da una bigiotteria degradata e dimessa?
In poesia come nella vita, io credo
ancora nell'euristica della carne e del sangue e del cuore (biblicamente come
centro di ragione e sentimento), nella potenza stilnovistica d'Amore …
(E per rendere ancor più
perspicuo quel che intendo, rimando al canto 33 del Paradiso di Dante …)
Andrea Margiotta
Concordo pienamente, Andrea! Faccio mie (per un grido di difesa) le tue parole: "In poesia come nella vita, io credo ancora nell'euristica della carne e del sangue e del cuore" [...]
RispondiEliminaGiovanni Abbate
Concordo pienamente, Andrea! Faccio mie (per un grido di difesa) le parole: "In poesia come nella vita, io credo ancora nell'euristica della carne e del sangue e del cuore" [...]
RispondiEliminaGiovanni Abbate