Antonella Viola: lettera aperta all'immunologa.

 

 

 

 

Cara dott.ssa Antonella Viola,

la sto leggendo da un po'di giorni e ho seguito un suo breve intervento sulla «Slow Science». https://www.youtube.com/watch?v=bXGFEdxzzco

Siamo coetanei e pugliesi (sono nato a Lecce, anche se ho vissuto in altri posti e sono tornato nelle zone tra Otranto e S. Maria di Leuca, solo in certi periodi di vacanze estive, e chissà che non ci sia capitato di incrociarci, casualmente; dipende se lei sia mai passata, in gioventù, da quelle parti, nelle sue vacanze, ovviamente).
Lei è senza dubbio affascinante, come presenza, come voce, con quella r alla francese ed ha anche il dono della chiarezza; in più, ha doti comunicative superiori ad altri suoi colleghi.
Non mi stupisce che, in questo periodo, sia talmente richiesta da aver preso - secondo un articolo, pubblicato su Internet -  una agente per curare e selezionare gli impegni della sua agenda; non so se si faccia anche pagare, come altri suoi colleghi, ad eccezione di Bassetti, il «sex symbol», che sostiene di partecipare in TV sempre gratis. In ogni caso, sarebbero comunque affari suoi, non sindacabili...  
Il suo intervento sulla «Slow Science» mi è piaciuto per varie cose, ma non per altre. Mi trovo perfettamente d'accordo con lei, sulla necessità del ritorno a una sana ricerca di base, con maggiori investimenti e, possibilmente, svincolata dalla fretta del Mercato e del «business», ma con la curiosità e la lentezza e il gioco, che portano alle nuove scoperte.
Sono anche con lei, circa la necessità di una maggiore «alfabetizzazione scientifica», in Italia, sia nelle scuole, sia in altri àmbiti, che risentono ancora oggi del retaggio dell'idealismo di Giovanni Gentile e dello storicismo (questo però non eliminerà la ricerca in Rete, i «dibattiti» sui social, e il pericolo delle fake news e dei ciarlatani, o, semplicemente, di interpretazioni differenti dei dati; perché anche un «alfabetizzato scientifico» può farsi sedurre da uno «specialista eretico» o da uno «specialista bastian contrario»; perché anche gli scenziati specialisti, non sono mica sempre tutti pace, amore, eh! Prenda il caso del Premio Nobel Montagnier, oggetto di critiche e strali, e di altri).
Non mi trovo, invece, d'accordo sulla sua eccessiva fiducia nella «Ragione» e nell'Illuminismo (che lei, con la citazione del «Frankenstein» di Mary Shelley, trasposto anche al cinema, contrappone al Romanticismo). Infatti: che cos'è la ragione? (da non confondersi con l'intelletto). Per me, la ragione è un'apertura al Mistero; per gli illuministi era la misura di tutte le cose.
Facendole un esempio, è un po'come la differenza tra una ragione-finestra sul mondo e sull'orizzonte (quando abbia un «momento suo», intimo, provi a rileggere più volte l'«Infinito» di Leopardi) e una stanza chiusa. Ecco, mi dica quale tra le due posizioni sia la più adeguata a quella componente ludica e a quella curiosità che portino alle grandi idee o scoperte scientifiche, delle quali lei parlava.
Oltretutto, in nome della «Ragione» di tipo illuministico, sono stati commessi grandi crimini contro l'umanità, dal Terrore della Rivoluzione francese, alla Vandea sino alle tante vittime del comunismo, non solo in Unione Sovietica. Lei, nel suo intervento, ha citato il caso del DDT, che funzionava a meraviglia contro la malaria; per poi essere fermato a causa di un best seller, che ebbe un impatto enorme sull'opinione pubblica (e, dunque, sui Governi), nel quale si sosteneva la pericolosità dello stesso, per la salute dell'uomo, in quanto cancerogeno. 
Ecco: ma quel libro sbagliato scientificamente, lo scrisse forse una «scrittrice romantica»? No! Lo scrisse una biologa specialista, cioè una scienziata come lei.
Lei ha distinto tra i fatti (accertati con il metodo scientifico) e le opinioni (Platone distingueva tra l'episteme, la «conoscenza scientifica», il sapere certo, acquisito, contrapposto alla  dòxa, cioè all'opinione).
Ma Nietzsche (che era anche un lettore di testi scientifici, quelli della sua epoca, ovviamente) scrisse: «Non esistono i fatti, ma solo le interpretazioni»; frase all'apparenza facilmente smontabile logicamente, ma in realtà ben più complessa, in certe implicazioni.
L'influenza di Nietzsche è stata notevole, non solo su Freud (benché questi non lo ammettesse, per un primato di originalità) e su altri, ma perfino (forse) nella fisica quantistica e nella teoria del cosiddetto «punto di osservazione» sui dati sperimentali (che non è il banale punto di vista soggettivo).
Proprio in questo lungo periodo pandemico, la frase del folle genio tedesco mi è tornata spesso in mente, osservando: specialisti scienziati che litigavano tra loro, uno studio sulla non efficacia dell'idrossiclorochina come cura contro la Covid, prima pubblicato sull'autorevolissima rivista scientifica «The Lancet»,  poi ritirato, dopo le acute osservazioni di un ricercatore e una lettera aperta di circa 150 medici; il dottor De Donno, stimatissimo e amato, che si suicida, e ancora non sappiamo bene i motivi. I debunkers in servizio permanente attivo contro ogni voce diversa dalla vulgata ufficiale ecc. Le case farmaceutiche sempre più potenti; ha contezza di quella dichiarazione fatta da un pezzo grosso dell'industria farmaceutica, già dalla metà degli anni '70, che prima si guadagnava solo dai malati, ma che si sarebbe potuto anche guadagnare dai sani?
Ma non c'è neppure bisogno di andare così indietro nel tempo, quando io e lei eravamo bambini; si possono anche citare articoli più recenti https://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/29/dare-medicine-ai-sani-le-case-farmaceutiche-fanno-affari/173808/
Basta inventare qualche malattia nuova, come il cosiddetto «deficit di attenzione», nei ragazzi, che ogni tanto viene menzionato anche in qualche serie TV americana. Esiste davvero?
O non si tratterà di qualcosa di normalissimo e «curabile» solo attraverso una sana alimentazione e un corretto stile di vita?
E i centri medici privati, che ti invogliano spesso a fare anche esami perfettamente inutili?
La sensazione generale, ormai da anni e, tanto più, in tempo di pandemia, è quella di una nube di malaria (metaforica), che ci impedisce di respirare e di guardare il cielo limpido...
Con annesso il fenomeno del cosiddetto «salutismo» (termine semanticamente  diverso dai magnifici «salute» e «salutare»).
Badi, io non sono un no vax né un pro vax (si scrivono così, non come appaiono sui giornali, forse più «ad effetto»); sono un semplice osservatore di quella che chiamiamo «realtà».
Sono suo coetaneo, dunque mi sottoposi al vaccino contro il vaiolo, da piccolo, come lei.
Non mi hanno mai iniettato, invece, il vaccino contro l'influenza, e, fortunatamente, l'influenza non la becco da anni.
Mi sono lasciato inoculare (senza pensare troppo al fatto che questo termine possa essere accostato ad «inculare», creando una figura retorica, la cosiddetta paronomasia o annominazione) le due dosi del vaccino Moderna; la seconda, giusto pochi giorni fa, all'Auditorium Parco della Musica di Roma, non troppo lontano da casa mia.
Appena arrivato, il d'Annunzio (o il Casanova) che è ancora in me, aveva sùbito individuato una giovane e distinta bionda, nonostante la mascherina: poteva avere una trentina d'anni o forse anche meno.
L'ho rivista nella sala d'osservazione e stavo per sedermi proprio accanto a lei, ma poi ho preferito mettermi di fronte al militare, per sentirmi, ancor più, in un film distopico di fantascienza (ho lavorato anche nel cinema, come sceneggiatore e sono sempre «su piazza», benché sia tornato al mio primo amore, la letteratura, avendo un libro in programma editoriale per il prossimo anno).
A un certo punto, un giovane uomo, che era vicino a lei, ha avvertito il militare e le altre due «osservatrici», che la giovane donna non si sentiva tanto bene; ho visto che lei si toccava le braccia e le gambe, infatti l'hanno portata via su una sedia a rotelle, verso una specie di stanzetta; qualche minuto prima, un ventenne si era avvicinato ai tre osservatori dicendo qualcosa; lui non lo hanno portato nella stanzetta, ma si è appartato in un angolo con una dottoressa; e sono rimasti lì, fino a quando mi hanno chiamato (per la fine del tempo di osservazione), e sono andato via.
Per quanto mi riguarda, dopo la seconda dose, ho avuto un febbrone a 39, che non mi capitava da anni, e brividi intensi, che mi facevano tremare quasi come un epilettico, rendendomi difficili i normali movimenti; mi sentivo come il principe Myškin di Dostoevskij; fortunatamente, sono spariti dopo la Tachipirina, con l'abbassamento della febbre.
In vita mia, brividi e tremori così intensi, sinceramente non li avevo mai provati.
Sono passati quattro giorni, dalla seconda dose, e ora mi sembra di stare bene, più o meno.
E sulle questioni Covid, vaccini, Green Pass ecc., mi va di leggere soprattutto lei, con i suoi toni rassicuranti, la sua chiarezza e il suo fascino. La psiche ha anche un suo peso, nella salute fisica.
Certo, il pensiero, che la cosiddetta variante Delta se ne infischi altamente dei vaccinati, ugualmente contagiabili e infettanti, (magari meno, ma bisogna poi vedere in quale percentuale), e il retropensiero (o pregiudizio o previsione), che (forse) toccherà fare tamponi a pagamento anche a noi vaccinati, o una terza dose, e che il Green Pass non durerà a lungo, renderebbe un tantino più cupa la scelta di essermi vaccinato, da sano.  
Nel finalone del suo intervento sulla «Slow Science» mi è però cascata sul luogo comune del Medioevo come secolo buio e oscurantista; la rimando ai libri di storici specialisti del periodo, come la serissima e stimata e cattolicissima Régine Pernoud (lei è morta, ma i libri si trovano, a cominciare dal suo best seller, «Medioevo. Un secolare pregiudizio», in nuova edizione da Bompiani; certo, c'è tanto di più in francese); ma anche all'ateo Alessandro Barbero (ormai una star) o all'autorevole Franco Cardini, tutti medievalisti stimati; vedrà che non era poi un'epoca così buia, anche come mentalità, nonostante la violenza (ma anche il progredito Novecento non ha scherzato, come numero di morti, e pure oggi le notizie dal mondo non danno pace). Di sicuro, nel Medioevo gli uomini erano meno soli di fronte alla morte, rispetto all'uomo contemporaneo; lo scriveva anche il Lopez (uno storico). La morte è la grande rimossa dalla nostra cultura (a parte il «dolore spettacolo», finalizzato all'audience in TV e ad altro); morte che, a 30 anni o a 100, prima o poi arriva per tutti, nonostante la rimozione culturale, per favorire una vita leggera da consumatori gaudenti.
Concludo con la domanda delle domande: ab origine, come è venuto fuori 'sto virus detto Sars-Cov-2.?
Un articolo, su «la Repubblica» di pochi giorni fa, riportava il seguente titolo: «Covid, un virus quasi perfetto. E per questo difficile da sconfiggere».
Ecco, così perfetto, da farmi pensare più ad abilissimi ingegneri e manipolatori umani, che alla «Natura matrigna»... E a una probabile fuga, magari per falle nella sicurezza del laboratorio, sito, guarda caso, nello stesso luogo dove si è sviluppata l'epidemia, che ha portato i cinesi a qualche insabbiamento di troppo e ai ritardi incerti e ambigui dell'OMS, controllata da Bill Gates e guidata da un personaggio dal passato "chiacchierato", aderente a un partito di ispirazione marxista-leninista e «filocinese», il quale, tra le altre cose, è un biologo, non un medico.
Se le cose fossero andate davvero così (o peggio), la colpa sarebbe dei «romantici», o degli scienziati che maneggiano un po'troppo i virus? E la scienza può essere totalmente autonoma da qualsivoglia etica, magari per agganciarsi ad altri interessi? E quale sarebbe, poi, la radice dell'etica? Lei dice di aver letto anche Martin Heidegger; io non sono un suo discepolo, ma ho in mente la sua nota frase: «Ormai solo un Dio ci può salvare» (anche titolo di un libro-intervista al filosofo tedesco, pubblicato da Guanda).
Per me, come per tanti altri, oggi, la radice dell'etica è Cristo (benché io non sia un bigotto né un militante né un praticante, ma si può «lavorare» per rendere più adulta e responsabile la propria fede); altrimenti l'etica diventa un fatto di mentalità contingente, a seconda dei tempi storici o, peggio, un'arma nelle mani del Potere.
L'etica dei Paesi comunisti, del passato o del presente, per me è sempre stata orribile e foriera di crimini contro l'umanità...     
Ma io sono un artista romantico, a braccetto con il Medioevo (infatti, Romanticismo e Medioevo erano affratellati). La scienziata, che dovrebbe darmi risposte certe, è lei...


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