Deviazioni e incompletezza nell'informazione mediatica italiana: i casi di Orsini e Lavrov.


 Da anni, noto derive e deragliamenti nel sistema dell’informazione e comunicazione, e ciò non so se sia dovuto alla deficienza dei riceventi o alla mala fede e furbizia dei manipolatori. Non mi riferisco, in particolare, alle fake news, ché quello è un altro problema molto grave. Intendo, piuttosto, il rapporto tra il messaggio e il ricevente. Facciamo due esempi: il prof. Orsini (che, tra l’altro, è stato ridimensionato – non so se per “vendetta” – e non ha più incarichi direttivi alla Luiss, mantenendo il suo ruolo di professore associato) dice una cosa lapalissiana: “Un bambino, che cresca nell’amore della sua famiglia, è più felice sotto una dittatura piuttosto che sotto le bombe”, ovvio, direi. Invece, questa frase nei riceventi diventa: “Un bambino è più felice sotto la dittatura”, che ha un significato ben diverso. Se Orsini dice A, il sistema dell’informazione italiana non riferisce che abbia detto B (sarebbe troppo “sporco” e i lettori non sono poi così idioti), ma quell’A diventa A1. I giornali stranieri, i politici e i lettori “opinionisti” sui social leggono quell’A1, e, a loro volta, lo trasformano in A2. Così si crea una catena informativa che, dall’A, diventa A2, A3, A4, A5 ecc., la quale si allontana sempre più dalla fonte originale, distorcendola. Si potrebbe dire qualcosa di simile  riguardo all’intervista su Rete 4 del ministro degli Esteri russo Lavrov, che ha generato tante polemiche. Draghi l’ha criticata come propaganda russa; propaganda poco furba se non ingenua direi, se è caduta sulla buccia di banana di un “Hitler ebreo” (che deriva da una vecchia “leggenda metropolitana” sulla nonna di Hitler che avrebbe prestato servizio come cuoca presso una famiglia ebrea di Graz, restando incinta da un membro della stessa, ma non ci sono prove). Però ci si è accaniti su questa uscita infelice di Lavrov, trascurando, invece, altre cose che ha detto, riguardo ai soldi “rubati” ai russi, fermi nelle banche occidentali (sic), al nazismo dei miliziani dell’Azov (e di altri consimili, integrati nell’esercito regolare), alle priorità della sicurezza nazionale   della Russia ecc. Vi rammento che i nazionalisti ucraini aiutarono le SS durante la Seconda guerra mondiale, e che per questo furono fucilati in blocco da Stalin. E, come ha detto l’autorevole storico Franco Cardini, in una recente intervista sull’Indipendente: “uno dei primi elementi caratteristici del nazionalismo ucraino è stato un forte antiebraismo, per cui si era diffusa ampiamente anche la pratica dei pogrom e la distruzione dei villaggi ebraici. La divisione Azov viene fuori da questo”. 

https://www.lindipendente.online/2022/04/28/alle-origini-del-conflitto-russo-ucraino-intervista-allo-storico-franco-cardini/ 

La vera “questione sul nazismo” (e al di là della retorica di guerra russa) è la seguente: esiste oggi in Ucraina una compagine nazionalista con elementi estremisti nazisti, retaggio di certi movimenti dell’Ottocento e Novecento? Si è resa, negli anni, colpevole di crimini verso la popolazione russofona e russofila, p. es., la strage di Odessa? E che rapporti ha con gli americani, con gli oligarchi locali e con il governo? Questo è il punto sostanziale, non quello se Hitler fosse ebreo, segreto che sua nonna si portò nella tomba. E i media, peraltro, non hanno fatto caso alla risposta di Lavrov sulla volontà russa di un cambio di regime in Ucraina:‭ “‬Noi non vogliamo sostituire il governo‭… ‬quella è una specialità degli USA‭”‬.‭ ‬
In definitiva, i media italiani e certi politici, riguardo alla criticatissima intervista su Rete 4, ci hanno riferito, con una certa ipocrisia, solo gli scivoloni o le fake news di propaganda bellica di Lavrov. Ora i media dànno la notizia di scuse da parte del Cremlino a Israele, ma anche riguardo a ciò non conosciamo i retroscena o le  “puntate precedenti” nella serie dei rapporti tra i due Paesi. Un’informazione incompleta, a livello di narrazione principale, direi, o forse asservita ad interessi allotrî che non coincidono di necessità con quelli del popolo italiano.  
 

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