L'eterno ritorno dell'uguale e l'insostenibile leggerezza dell'essere

 

 






 

 


Torno sull'eterno ritorno dell'uguale... Il più abissale tra i pensieri di Nietzsche.  
 

«Nietzsche riconobbe in “Ecce homo”, che la dottrina dell’eterno ritorno dell’uguale gli fu ispirata da alcuni filosofi stoici, in particolare da Zenone di Cizio e da Cleante di Asso. I quali, a loro volta, la mutuarono presumibilmente da Eraclito (si vedano i frammenti 10 “…da tutte le cose l’uno, dall’uno tutte le cose…” e 103 “comune è nel cerchio il principio e la fine”.  Tale dottrina prevede che quando gli astri assumeranno la stessa posizione che avevano all’inizio dell’universo, avverrà una grande conflagrazione (ecpirosi) e il tempo e il mondo ricominceranno un nuovo ciclo (una palingenesi, ovvero una “nuova nascita”). Tale ciclo, secondo i filosofi stoici citati, ripeterà perfettamente tutti gli eventi del ciclo precedente secondo il principio dell’apocatastasi, cioè di un ristabilimento dell’universo nel suo stato originario». Cito da https://comedonchisciotte.org/lillusione-delleterno-ritorno-delluguale/ 

In verità, ho riletto integralmente e non molto tempo fa, Ecce homo (nell'edizione Adelphi) e non ho trovato i riferimenti ai filosofi greci, di cui parla l'articolo; ci sono accenni al più abissale dei pensieri ma rivendicato come una straordinaria scoperta originale, durante una passeggiata. Mi pareva strano che, nel tono di euforica autoesaltazione di quella sua opera alle porte della follia, Nietzsche ammettesse qualche debito. Ma torniamo all'eterno ritorno... Ora, non vi sottopongo le varie interpretazioni date (l'articolo ne riferisce alcune, in modo abbastanza puntuale), o lo sviluppo di questa idea, della quale Nietzsche non ci dice poi molto, se si esclude qualche passaggio ne La gaia scienza, o in Ecce homo, ovviamente nello Zarathustra e in qualche frammento della Volontà di potenza.  
Un romanzo che mi colpì, nonostante fosse inferiore ai primi lavori del "periodo ceco" dello scrittore, fu L'insostenibile leggerezza dell'essere di Milan Kundera: dove l'eterno ritorno dell' uguale fa la sua bella parte, anzi... ne ispira profondamente la fabula. Pur nel suo fascino, trovai il romanzo tristissimo e non vi saprei dire per quale motivo: forse perché i personaggi sembravano privi di una vera libertà... come marionette nelle mani del Fato. 
Infatti, come accennava, se non ricordo male, anche Heidegger, l'eterno ritorno dell'uguale sembrerebbe in contrasto con la creatività libera della volontà di potenza e con la libertà stessa dell'uomo.
Ma una parte del fascino del romanzo di Milan Kundera si dispiegava nel significato del titolo: la leggerezza dell'essere, perché non c'è più alcuna struttura immutabile e divina dell'Essere, non c'è più un Dio ad appesantire l'esistenza; la leggerezza dell'attimo, in cui la volontà di potenza è chiamata a scegliere e a fortemente volere; la danza ebbra e vitale del dio Dioniso... Questa leggerezza però è anche insostenibile, da cui la tristezza di tutta la vicenda del quartetto di personaggi.
Importa notare il complemento di specificazione: l'eterno ritorno dell' uguale... per distinguerlo da una semplice concezione circolare, dove si ripetano le costanti strutturali ma non l'identico accadere dei fatti.
Già i Greci avevano questa idea ciclica del tempo e Sant'Agostino la contestò: se il tempo fosse circolare e gli eventi ritornassero identici all'infinito, allora anche l'Incarnazione di Cristo si ripeterebbe infinitamente nella Storia e perderebbe la sua importanza; diventerebbe, aggiungo, una specie di numero da circo o una performance d'arte contemporanea...
Naturalmente, Sant'Agostino aveva una concezione lineare del tempo, con un inizio, un'evoluzione e una fine. Così come pure il diversissimo Darwin, per il quale si usa il termine: "evoluzionismo".
Ma Nietzsche ci credeva davvero a questa sua idea, che ispirò e influenzò lo Spengler de Il tramonto dell'Occidente? (Opera assai criticata da Benedetto Croce).
Vediamo come conclude l'articolo che ho citato:  

«L’eterno ritorno dell’uguale è, invero, come s’è scritto precedentemente, un invito a vivere intensamente, accettando la vita così come essa è. E nient’altro. Le seguenti parole di René Guénon chiudono, a parer nostro, ogni eventuale discussione problematica: “Essendo l’universo realmente un tutto, o piuttosto un tutto assoluto, un ciclo chiuso non potrà esistere da nessuna parte: due possibilità identiche sarebbero una stessa e sola possibilità; perché siano veramente due, è necessario che esse differiscano per una condizione almeno, di conseguenza non sono più identiche. Nulla può mai ritornare sullo stesso punto, e questo anche in un insieme soltanto indefinito (e non infinito) come il mondo corporeo: mentre si traccia un cerchio, si verifica uno spostamento, pertanto un cerchio si chiude solo in modo illusorio. Questa è una semplice analogia, ma può servire a capire che, a fortiori, nell’esistenza universale, il ritorno ad uno stesso stato è una impossibilità”»; dall'articolo sopra menzionato, che cita da: René Guénon, L’errore dello spiritismo, Luni Editrice, Milano 2006, pp. 210-11.

Personalmente (per alleggerire, con una battuta), l'unica simil-esperienza di eterno ritorno dell'eguale, che mi càpiti, è quella con l'hard disk (circolare e rotante) del mio computer fisso: che, puntualmente e immancabilmente, dopo qualche anno... si rompe...


 

 

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